La Stanza dei Sogni

  Il Manifesto
  Maestro di Botteg@
  Stanza dei Sogni

 

a cura di Giacomo Bucci ed Enrico Ratti
articolo pubblicato in prima pagina sulla Cronaca di Mantova il 31 dicembre 2004

La nuova politica
 

Chiedersi, oggi, come governare una città è una domanda che non ha la stessa portata che avrebbe potuto avere al tempo della partitocrazia o di tangentopoli dove, com'è noto, vigeva la distinzione eminentemente ideologica tra destra e sinistra e dove i cittadini erano considerati soggetti alle gerarchie sociali intese come gerarchie politiche. Gerarchie politiche su cui facevano leva i gruppi di pressione, gli ordini privilegiati e un vero e proprio sistema di clientele e di favoritismi che obbligavano gli amministratori pubblici a deliberare in base a opinioni falsate dagli interessi di parte.
Tutti si augurano che questo sistema burocratico, che si esercita sul potere contrattuale e sull'imposizione ora del prezzo ora del pizzo, sia tramontato perché governare oggi una città è una questione che attiene tanto alla materia dell'umanità e allo sviluppo sostenibile, quanto alla politica dell'ospite e dell'ambiente, ma anche all'impadroneggiabilità delle cose, delle idee e dei cittadini. In questo contesto il governo è sicuramente essenziale alla direzione della città. Ma la città di cui, oggi, vi vogliamo parlare non è la pòlis e non è l'urbe, ma una città contraddistinta dalle scelte e dal fare del nostro tempo.
La domanda che ci siamo posti e che abbiamo rivolto a Maurizio Salvarani, allora, non è come governare la città, ma come averne cura. E se la cura è una questione temporale, allora la cura è la caratteristica e la proprietà originaria di quella civitas che poggia sull'infinito. E siccome l'infinito è una caratteristica del tempo, la città è città del tempo, città, cioè, non più caratterizzata da un centro storico mummificato e dall'urbanizzazione selvaggia della periferia. Se, dunque, la nuova politica, la politica della civitas, non è più riconducibile al conflitto tra destra e sinistra e alla difesa e all'offesa, la questione essenziale che si pone per il governante che vuole governare la città del tempo è come poter essere statuto e dispositivo culturale. Avere cura della città significa, quindi, instaurare un governo culturale della città, dove culturali risultano anche i suoi dispositivi politici, diplomatici, di confronto, di amministrazione e di gestione della cosa pubblica. Da questo nuovo modo di prendersi cura della città procede anche, a nostro avviso, l'esperienza di Maurizio Salvarani, candidato sindaco di Porto Mantovano nelle elezioni amministrative della scorsa primavera per la lista civica "ViverePorto". Una lista civica che, malgrado sia stata battuta, ha trovato la forza di rimanere Associazione culturale caratterizzata da cittadini che, ciascuno con la propria connotazione intellettuale, civile e sociale, si battono affinché la "città" di Porto Mantovano trovi nell'equità e nell'eccellenza dei servizi la migliore qualità della vita.
Gli interrogativi che ci pone l'esperienza di Maurizio Salvarani ruotano, quindi, intorno a quelle virtù civiche contro cui si sono sempre scagliati tutti quei governi sorti all'insegna del consociativismo e del pluralismo e dove la durata poggia, esclusivamente, sul rapporto di forze tra governante e governato. Ascoltiamo, ora, la sua esperienza che si scrive e si qualifica come un vero e proprio manifesto politico. "ViverePorto" è un'associazione culturale nata dall'esigenza di alcuni cittadini di incontrarsi per ragionare di politica in modo libero e indipendente e al di fuori delle vecchie logiche partitocratiche. Ho iniziato a frequentare questi incontri, avviati nel 2003, all'inizio del 2004. Il gruppo è composto da persone provenienti dalle più diverse esperienze dell'associazionismo cattolico e dei partiti dell'arco costituzionale.
A primavera, in occasione delle elezioni amministrative, si è posta l'esigenza della partecipazione con una lista civica. Una lista civica che non voleva contrapporsi a qualcuno ma, a partire dalla condivisone di tutti quei valori che uniscono più che dividere, proponeva idee utili allo sviluppo economico, civile e sociale della nostra collettività. Dopo aver avviato alcuni contatti con altre realtà politiche e dopo aver verificato l'impossibilità di una collaborazione libera, aperta e costruttiva con i leader locali, abbiamo deciso di correre da soli. La lista "ViverePorto", sostenuta esclusivamente con autotassazione, ha superato il 10% dei voti. Oggi svolgo il mio compito di consigliere comunale di minoranza con la consapevolezza di occupare una funzione che è, soprattutto, di stimolo e di critica verso le scelte di questa maggioranza. Ma non solo. Ho inteso sia la mia candidatura a sindaco sia la mia successiva funzione di consigliere comunale come un atto di giustizia, ovvero come il modo più nobile per restituire in qualità tutta quell'esperienza acquisita nel mio percorso professionale e di vita.
Al di là di queste considerazioni, ciò che mi preme comunicare è l'impostazione della nostra campagna elettorale che, fin dal principio, si è basata sul dialogo, sul porta a porta e sull'idea di diffondere il più possibile il nostro programma tra i cittadini. Per raggiungere questo scopo, a Montata Carra, è stato tenuto, tra gli altri, un incontro sulla "Città dei bambini", un modo per impegnare anche i più piccoli a collaborare nella gestione della cosa pubblica. E proprio dai bambini sono emerse le considerazioni più interessanti ed originali. Considerazioni che, naturalmente, prendevano spunto anche dalle notazioni dei loro genitori. Di particolare rilievo è stata, inoltre, la redazione del programma elettorale incentrato sulla famiglia quale valore fondante della nostra società. I punti più qualificanti della nostra proposta elettorale poggiavano sulla trasparenza, sulla democraticità e sulla partecipazione. Oggi posso dire che i voti dati alla nostra lista civica non sono andati dispersi perché le proposte che abbiamo avanzato sono costantemente sostenute in consiglio comunale, anche se in condizioni di minoranza. "ViverePorto" oltre ad essere diventato un momento di incontro per tutti coloro che hanno a cuore i destini politici e le sorti ambientali, economiche e civili della città, è anche un'associazione culturale in cammino che vuole andare oltre le persone che oggi la compongono ed aprirsi ad esperienze similari di altri territori.
Mi preme sottolineare ancora una cosa: ho sempre considerato la cultura fondamento della libertà e della dignità dell'uomo. La cultura, infatti, aiuta l'uomo ad essere libero e l'uomo libero è colui che è capace di accogliere, in modo critico, le idee degli altri. Credo, quindi, che la felicità dell'uomo passi anche attraverso il miglioramento di se stessi e migliorare se stessi significa raggiungere quell'equilibrio che aiuta a discernere tra la cultura intesa come umiltà della ricerca e l'incultura intesa come arroganza dell'ignoranza. Il mio sogno è, dunque, quello di vedere la cosa pubblica amministrata con equilibrio e passione.
Dico questo perché il singolo cittadino ha il diritto di trovare, da parte degli amministratori, competenza e attenzione, apertura e proposte: i modi stessi che consentono di recuperare stima e rispetto per le istituzioni, ma anche fiducia per la soluzione dei propri problemi.
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Nota biografica. Maurizio Salvarani, dopo essersi diplomato al Liceo classico di Mantova, si laurea nel 1971 in Giurisprudenza presso l'Università di Modena. Successivamente lavora come impiegato presso l'Inps di Mantova e dal 1977, dopo aver vinto un concorso, lavora come vicedirettore amministrativo all'Ospedale Villafranca di Verona e, in seguito, all'Asl di Verona come responsabile del servizio economico e finanziario e direttore del dipartimento amministrativo. Dal 1996, per un anno e mezzo, è direttore amministrativo dell'Azienda ospedaliera di Parma. Dal 1970 al 1980, è consigliere Dc a Porto Mantovano, è anche socio fondatore dell'Avis e della Proloco di Bancole.