La Stanza dei Sogni

  Il Manifesto
  Maestro di Botteg@
  Stanza dei Sogni

 

a cura di Giacomo Bucci ed Enrico Ratti
articolo pubblicato in prima pagina sulla Cronaca di Mantova il 3 dicembre 2004

Teoria dei giochi
 

Un contributo scientifico essenziale al proseguimento dell'esposizione di quella che nell'articolo del 19 novembre 2004 abbiamo chiamato economia dell'appagamento, ci viene dato dalla teoria dei giochi. Prima di affrontare la teoria dei giochi e la sua connessione con l'economia, una breve premessa si rende necessaria. E' noto che molti grandi matematici si sono divertiti ad escogitare giochi e rompicapi e, a partire dagli anni Venti del secolo scorso, il poker e gli scacchi incominciarono ad interessare i matematici di Gottinga. All'università di Gottinga, inoltre, un genio matematico tedesco, David Hilbert, con la sua teoria degli assiomi aveva rivoluzionato la matematica spostandola dall'empirismo all'astrattismo. Hilbert e altri matematici riuscirono ad estendere l'approccio assiomatico anche alla logica e alla teoria dei giochi. E così, mentre in Europa, fin dai primi anni del Novecento, c'erano dozzine di cattedratici e intellettuali che si dedicavano ad inventare e a divulgare la nuova matematica, in America non ne esisteva neanche uno. Poi, verso la fine degli anni Venti, anche grazie al contributo di molti filantropi, Princeton, una città a pochi chilometri da New York, diventò il centro matematico dell'universo. All'università di Princeton insegnavano Albert Einstein, Kurt Godel, Robert Oppenheimer e il discepolo di Hilbert, John von Neumann, l'inventore, tra l'altro, delle tecniche matematiche per il funzionamento dei computer. Von Neuman nel 1928 con il teorema del minimax (un teorema che esclude il terzo per garantire il conflitto tra due giocatori, come avviene nel gioco degli scacchi), fu il primo a fornire una descrizione matematica completa di un gioco. Ma fu solo nel 1938 quando von Neuman incontrò Oskar Morgenstern, un economista immigrato dall'Europa come lui, che si formò il nesso tra gioco ed economia. Morgenstern convinse von Neuman a scrivere un trattato in cui si sosteneva che la teoria dei giochi era il fondamento scientifico di ogni teoria economica.
Nacque così, nel 1944 The Theory of Games and Economic Behavior, un libro rivoluzionario che applicando la matematica come linguaggio della logica scientifica, attaccava la visione keynesiana basata sugli incentivi, il comportamento e la psicologia individuale. L'essenza del messaggio di von Neuman e Morgenstern consisteva nel sostenere che i problemi tipici del comportamento economico diventavano rigorosamente identici ai concetti matematici relativi ai giochi di strategia. Infatti la cosa più importante di questa teoria riguardava i giochi a due giocatori e che erano giochi di conflitto totale. Giochi che tra l'altro si adattavano perfettamente ad elaborare modelli e strategie che riguardavano la guerra scoppiata in Europa. Ma si adattavano anche e soprattutto al problema che aveva avviato la guerra fredda: la minaccia del conflitto nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Questi giochi, però, non erano in grado di dire se le perdite per gli sconfitti si sarebbero rivelati vantaggi per i vincitori. Con le armi che diventavano sempre più distruttive infliggere al nemico il massimo danno possibile non aveva più senso. E così i giochi a due giocatori, se si dimostravano inutili alla strategia militare, gettarono, però, le basi per far prosperare l'economia che cresceva all'ombra della guerra fredda: quella del consumismo che a partire dal discorso della guerra, considerava il mercato al pari di un campo di battaglia.
Se una parte dell'edificio della teoria dei giochi poggia sul teorema del minimax di von Neuman, l'altra sua parte è strutturata, invece, dal teorema dell'equilibrio formulato da John Forbes Nash, nel 1950. Il genio di Bluefield, nella West Virginia, e premio Nobel per l'economia, si distaccò completamente dal teorema di von Neuman e avanzò l'ipotesi che i giochi cooperativi fossero formati da un numero N di persone che si accordavano per trovare un punto di equilibrio. In breve: il teorema di Nash è che ci sia un punto naturale di equilibrio che tende a mantenersi nel tempo e per mezzo del quale ciascun giocatore sceglie la migliore risposta da dare alle azioni degli altri. I giocatori di questo grande gioco a masse multiple sono costretti, così, a collaborare tra loro se vogliono massimizzare i loro tornaconti.
L'equilibrio di Nash si poteva quindi applicare ad una classe di situazioni molto più ampia rispetto al teorema del minimax di von Neuman. Infatti il suo teorema si poteva adattare al disarmo totale, alle scienze economiche, alla sociologia, alla biologia e alle nuove scienze politiche. Scienze politiche che applicate alla globalizzazione oggi hanno contribuito a dissipare sia le etnie che l'idea di impero. A nostro avviso, quindi, il teorema dell'equilibrio di Nash è anche alla base della nascita dell'Unione Europea: un ciberspazio non più legato al territorio ma fondato su un gioco politico astratto (dove non c'è più qualcuno che vince o che perde, come nella politica conflittuale, ma vincono tutti quando trovano un punto di equilibrio) e su un governo policentrico caratterizzato dalla pace, dalla collaborazione, dall'accoglienza, dalla rivoluzione del software, dalla digitalizzazione dei media, dai flussi di informazione del wireless e dalla bottega telematica. Una bottega caratterizzata da quell'economia dell'appagamento da cui abbiamo fatto procedere sia la solidarietà come dispositivo di cooperazione, sia il patto di lealtà come dispositivo di equilibrio e, quindi, di riuscita. Entrambi i dispositivi sono intersecati, poi, da quell'infinito attuale che caratterizza anche le nuove istituzioni della UE. Istituzioni pensate, appunto, per gestire un presente in continuo cambiamento. In questo contesto l'Europa è un'idea nuova di governo delle cose ed è per questo che è anche indice della civiltà planetaria e della globalizzazione. E la globalizzazione che non faccia più riferimento al sistema di dominio degli uni sugli altri - dalla guerra dei due blocchi all'iperguerra del terrorismo internazionale - è l'altro nome del rinascimento. Un rinascimento caratterizzato dalla politica del tempo e dalle cose che si fanno secondo l'occorrenza. Ma questo è già materia di un nostro prossimo intervento.