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L'intervento di Shamali Salgado Thiramunige, cittadina mantovana, nata nello
Sri-Lanka, oggi ci indica qualcosa di essenziale affinché la memoria di questa città non venga cancellata dalle nuove intolleranze e dall'odio
razziale, ma continui a risplendere nel diritto dell'Altro e nella solidarietà. Una solidarietà che nulla condivide con l'altruismo bigotto,
opportunista e pusillanime di chi, semplicemente, fa a meno del diritto dell'Altro ma si avvale, piuttosto, della ragione sull'Altro, o della
protezione o dell'assistenza date all'Altro: tutti modi che spacciati come "diritti umani" servono, invece, per togliere di mezzo il fare dell'Altro
e la sua industria o per sopprimere le ragioni dell'Altro. Benevolmente, però. Forse troppo benevolmente per non risultare una sorta di copertura
inamidata, bianca, amena, delicata, dell'ipocrisia morale. E questo lo diciamo perché la civiltà mantovana non appartiene all'ideologia della nobile
menzogna, quella invalsa nella classe politica, ma appartiene a un humus, a una terra, contraddistinta dall'umiltà contadina: lo stigma stesso della
sua humanitas. E della sua generosità. Una generosità che non è virtù personale, che non è l'attributo del ricco Epulone o degli aristocratici
gattopardi cittadini, ma virtù universale come lo sono l'indulgenza e la tolleranza. Solo così Mantova risulta essere una città agli antipodi da quel
razzismo che si definisce nella tribù, nel gruppo, nella casta, nella classe e che considera tutti gli altri nemici. Ricordate? E' avvenuto così
anche per l'antisemitismo: una cosa che si è caratterizzata come idea che gli ebrei fossero nemici dell'occidente. Oppure, nemici dell'arianesimo. Il
contributo di Shamali Salgado Thiramunige, a nostro avviso, è, dunque, qualcosa di essenziale per chi, senza più paura dell'Altro, voglia ancora
scommettere sulla libertà intellettuale e spirituale di una città che, a buon diritto, può aspirare a diventare capitale della pax mediterranea. Ma,
adesso, lasciamo la parola a Shamali.
"Dopo essermi diplomata in lingue straniere nello Sri-Lanka e dopo aver lavorato per alcune compagnie aeree a Singapore sono venuta in Italia, dove
c'era mio fratello. In questo Paese risiedo ormai da 15 anni. In principio è stato davvero difficile dover rinunciare al mio sogno di occuparmi di
turismo e di viaggi perché, qui in Italia, è stato praticamente impossibile sfruttare il mio diploma. In Italia, infatti, gran parte delle immigrate,
anche se plurilaureate, iniziano la loro carriera lavorativa facendo le pulizie. E così, dopo essere sbarcata a Catania, mi sono rimboccata le
maniche e anch'io ho fatto le pulizie. Questa per me è stata un'esperienza straordinaria, perché mi ha permesso di conoscere una famiglia siciliana
molto aperta e disponibile, che capiva i miei problemi e dedicava tanto tempo ad ascoltarmi e ad insegnarmi l'italiano. Tutto questo per me era una
novità assoluta, perché a Singapore, la gente è troppo impegnata, quasi "robotica": a Catania, invece, ho imparato cosa vuol dire accoglienza e
solidarietà umana. Ma ho anche capito che la libertà di pensiero, di religione e di cultura è un valore altissimo da tutelare e da divulgare proprio
come siete riusciti a fare voi italiani. E questo lo dico perché l'idea di libertà noi la impariamo proprio grazie alla vostra cultura.
A Catania ci sono rimasta 5 mesi poi mi sono trasferita a Mantova con la mia famiglia. A Mantova mi sono trovata subito a mio agio, perché fin dai
primissimi giorni mi sono resa conto che questa è una città contraddistinta dall'accoglienza e dall'apertura intellettuale e spirituale. Un fatto in
particolare mi ha colpito tantissimo: quando ero incinta e dovevo recarmi al lavoro, i miei vicini mantovani, a turno, mi aiutavano a stirare, a
lavare i piatti e a tenere in ordine il giardino. Insomma, a Mantova, mi sono subito sentita parte di una grande famiglia i cui valori sono quelli
della tolleranza, dell'onestà intellettuale e della solidarietà. Forte di queste mie acquisizioni culturali ho deciso di intraprendere la professione
di mediatrice culturale: una professione organizzata dall'assessorato alle politiche sociali ed all'immigrazione che ha lo scopo di costruire
ponti tra una cultura e l'altra, ma anche di aiutare le persone a vivere in pace su una stessa terra e in una stessa nazione. Grazie a questo mio
nuovo impegno civile, oggi svolgo tirocinio presso l'ospedale di Mantova nel reparto ostetricia e mi occupo di introdurre e divulgare nelle scuole
elementari i valori fondamentali del buddismo, che è un modo di vivere e non un credo religioso. Da poco, inoltre, con alcuni amici, ho costituito
un'associazione culturale denominata Ayubowan (in sanscrito "Lunga vita"), dove oltre al volontariato e alla promozione civile e sociale aiutiamo i
disabili, organizziamo delle feste multietniche che hanno come obiettivo l'integrazione e promuoviamo la nostra cultura e i nostri cibi. Questo, a
mio avviso, è il modo più bello per donare qualcosa agli altri, perché viene fatto in modo disinteressato e porta al fare. Da questa associazione,
poi, è nato anche l'Ayubowan Mantua cricket club di Goito, il cui presidente è mio marito.
Ebbene, impegnandomi nel sociale e nell'associazionismo culturale sono riuscita a condividere la mia cultura con gli altri e, simultaneamente, sento
anche di dare un contributo importante all'arricchimento e all'avanzamento civile e spirituale di tutta la collettività mantovana. E oggi che i figli
di tanti immigrati sono perfettamente integrati nella società auspico che tutti questi nuovi cittadini siano trattati con pari diritti e pari
dignità, senza che religioni, fedi o culture diverse siano prese a pretesto per attuare discriminazioni inique e assolutamente inattuali. E' quindi
proprio a partire dal concetto di integrazione che è sorta la nostra associazione, ma anche per aiutare gli immigrati a crescere e a prosperare in
una terra che devono imparare ad amare e a rispettare come amano e rispettano la loro. La nostra scommessa culturale, fin dall'inizio, è stata,
quindi, quella di combattere l'ignoranza e l'indifferenza in materia di integrazione, di tolleranza e di accoglienza. Lo ribadisco: quando sono
venuta in Italia ho trovato la libertà e l'accoglienza; le due ali di un sogno che mi ha permesso di raggiungere con gli altri un livello di
solidarietà e di lealtà che prima non conoscevo. Ebbene, io oggi vorrei che questo sogno diventasse patrimonio di tutti perché, a mio avviso, la
solidarietà e l'accoglienza sono le basi da cui partire per realizzare quell'integrazione che aiuta a far crescere e a far prosperare una società
multietnica: il futuro della nostra nuova nazione.
In questo contesto, assolutamente aperto e collaborativo, un ringraziamento particolare va al comune di Goito che ci ha donato il campo di cricket e
all'assessore della Provincia di Mantova Fausto Banzi che, instancabilmente, mi ha aiutato a valorizzare e a mettere a disposizione di tutta la
collettività mantovana le infinite ricchezze della mia cultura. Un ringraziamento parte da me e da tutti i Sri-lankesi agli italiani e agli altri per
i sorrisi e gli aiuti ricevuti.
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