La Stanza dei Sogni

  Il Manifesto
  Maestro di Botteg@
  Stanza dei Sogni

 

a cura di Giacomo Bucci ed Enrico Ratti
articolo pubblicato in prima pagina sulla Cronaca di Mantova il 22 ottobre 2004

Il ponte culturale
 

L'intervento di Shamali Salgado Thiramunige, cittadina mantovana, nata nello Sri-Lanka, oggi ci indica qualcosa di essenziale affinché la memoria di questa città non venga cancellata dalle nuove intolleranze e dall'odio razziale, ma continui a risplendere nel diritto dell'Altro e nella solidarietà. Una solidarietà che nulla condivide con l'altruismo bigotto, opportunista e pusillanime di chi, semplicemente, fa a meno del diritto dell'Altro ma si avvale, piuttosto, della ragione sull'Altro, o della protezione o dell'assistenza date all'Altro: tutti modi che spacciati come "diritti umani" servono, invece, per togliere di mezzo il fare dell'Altro e la sua industria o per sopprimere le ragioni dell'Altro. Benevolmente, però. Forse troppo benevolmente per non risultare una sorta di copertura inamidata, bianca, amena, delicata, dell'ipocrisia morale. E questo lo diciamo perché la civiltà mantovana non appartiene all'ideologia della nobile menzogna, quella invalsa nella classe politica, ma appartiene a un humus, a una terra, contraddistinta dall'umiltà contadina: lo stigma stesso della sua humanitas. E della sua generosità. Una generosità che non è virtù personale, che non è l'attributo del ricco Epulone o degli aristocratici gattopardi cittadini, ma virtù universale come lo sono l'indulgenza e la tolleranza. Solo così Mantova risulta essere una città agli antipodi da quel razzismo che si definisce nella tribù, nel gruppo, nella casta, nella classe e che considera tutti gli altri nemici. Ricordate? E' avvenuto così anche per l'antisemitismo: una cosa che si è caratterizzata come idea che gli ebrei fossero nemici dell'occidente. Oppure, nemici dell'arianesimo. Il contributo di Shamali Salgado Thiramunige, a nostro avviso, è, dunque, qualcosa di essenziale per chi, senza più paura dell'Altro, voglia ancora scommettere sulla libertà intellettuale e spirituale di una città che, a buon diritto, può aspirare a diventare capitale della pax mediterranea. Ma, adesso, lasciamo la parola a Shamali.
"Dopo essermi diplomata in lingue straniere nello Sri-Lanka e dopo aver lavorato per alcune compagnie aeree a Singapore sono venuta in Italia, dove c'era mio fratello. In questo Paese risiedo ormai da 15 anni. In principio è stato davvero difficile dover rinunciare al mio sogno di occuparmi di turismo e di viaggi perché, qui in Italia, è stato praticamente impossibile sfruttare il mio diploma. In Italia, infatti, gran parte delle immigrate, anche se plurilaureate, iniziano la loro carriera lavorativa facendo le pulizie. E così, dopo essere sbarcata a Catania, mi sono rimboccata le maniche e anch'io ho fatto le pulizie. Questa per me è stata un'esperienza straordinaria, perché mi ha permesso di conoscere una famiglia siciliana molto aperta e disponibile, che capiva i miei problemi e dedicava tanto tempo ad ascoltarmi e ad insegnarmi l'italiano. Tutto questo per me era una novità assoluta, perché a Singapore, la gente è troppo impegnata, quasi "robotica": a Catania, invece, ho imparato cosa vuol dire accoglienza e solidarietà umana. Ma ho anche capito che la libertà di pensiero, di religione e di cultura è un valore altissimo da tutelare e da divulgare proprio come siete riusciti a fare voi italiani. E questo lo dico perché l'idea di libertà noi la impariamo proprio grazie alla vostra cultura.
A Catania ci sono rimasta 5 mesi poi mi sono trasferita a Mantova con la mia famiglia. A Mantova mi sono trovata subito a mio agio, perché fin dai primissimi giorni mi sono resa conto che questa è una città contraddistinta dall'accoglienza e dall'apertura intellettuale e spirituale. Un fatto in particolare mi ha colpito tantissimo: quando ero incinta e dovevo recarmi al lavoro, i miei vicini mantovani, a turno, mi aiutavano a stirare, a lavare i piatti e a tenere in ordine il giardino. Insomma, a Mantova, mi sono subito sentita parte di una grande famiglia i cui valori sono quelli della tolleranza, dell'onestà intellettuale e della solidarietà. Forte di queste mie acquisizioni culturali ho deciso di intraprendere la professione di mediatrice culturale: una professione organizzata dall'assessorato alle politiche sociali ed all'immigrazione che ha lo scopo di costruire ponti tra una cultura e l'altra, ma anche di aiutare le persone a vivere in pace su una stessa terra e in una stessa nazione. Grazie a questo mio nuovo impegno civile, oggi svolgo tirocinio presso l'ospedale di Mantova nel reparto ostetricia e mi occupo di introdurre e divulgare nelle scuole elementari i valori fondamentali del buddismo, che è un modo di vivere e non un credo religioso. Da poco, inoltre, con alcuni amici, ho costituito un'associazione culturale denominata Ayubowan (in sanscrito "Lunga vita"), dove oltre al volontariato e alla promozione civile e sociale aiutiamo i disabili, organizziamo delle feste multietniche che hanno come obiettivo l'integrazione e promuoviamo la nostra cultura e i nostri cibi. Questo, a mio avviso, è il modo più bello per donare qualcosa agli altri, perché viene fatto in modo disinteressato e porta al fare. Da questa associazione, poi, è nato anche l'Ayubowan Mantua cricket club di Goito, il cui presidente è mio marito.
Ebbene, impegnandomi nel sociale e nell'associazionismo culturale sono riuscita a condividere la mia cultura con gli altri e, simultaneamente, sento anche di dare un contributo importante all'arricchimento e all'avanzamento civile e spirituale di tutta la collettività mantovana. E oggi che i figli di tanti immigrati sono perfettamente integrati nella società auspico che tutti questi nuovi cittadini siano trattati con pari diritti e pari dignità, senza che religioni, fedi o culture diverse siano prese a pretesto per attuare discriminazioni inique e assolutamente inattuali. E' quindi proprio a partire dal concetto di integrazione che è sorta la nostra associazione, ma anche per aiutare gli immigrati a crescere e a prosperare in una terra che devono imparare ad amare e a rispettare come amano e rispettano la loro. La nostra scommessa culturale, fin dall'inizio, è stata, quindi, quella di combattere l'ignoranza e l'indifferenza in materia di integrazione, di tolleranza e di accoglienza. Lo ribadisco: quando sono venuta in Italia ho trovato la libertà e l'accoglienza; le due ali di un sogno che mi ha permesso di raggiungere con gli altri un livello di solidarietà e di lealtà che prima non conoscevo. Ebbene, io oggi vorrei che questo sogno diventasse patrimonio di tutti perché, a mio avviso, la solidarietà e l'accoglienza sono le basi da cui partire per realizzare quell'integrazione che aiuta a far crescere e a far prosperare una società multietnica: il futuro della nostra nuova nazione.
In questo contesto, assolutamente aperto e collaborativo, un ringraziamento particolare va al comune di Goito che ci ha donato il campo di cricket e all'assessore della Provincia di Mantova Fausto Banzi che, instancabilmente, mi ha aiutato a valorizzare e a mettere a disposizione di tutta la collettività mantovana le infinite ricchezze della mia cultura. Un ringraziamento parte da me e da tutti i Sri-lankesi agli italiani e agli altri per i sorrisi e gli aiuti ricevuti.