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a cura di Giacomo Bucci ed Enrico Ratti articolo pubblicato in prima pagina sulla Cronaca di Mantova il 3 settembre 2004
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Un chiarimento |
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In apertura della nuova sessione di scritti pubblicati ne "La stanza dei sogni" cogliamo l'occasione per
rispondere ad un articolo dello scrittore Adriano Amati comparso su questo giornale il 28 maggio
scorso. Le obiezioni intorno all'assemblea, al sogno e alla politica che nel suo intervento Adriano Amati rivolge a
questa rubrica sono di estremo interesse perché ci permettono di articolare con più precisione le istanze intellettuali da cui è sorta, appunto, "La
stanza dei sogni".
L'assemblea, anzitutto. Ciò che ci preme sottolineare è che la nostra assemblea non si è mai conclusa né, tantomeno, si è trasformata ne "La
stanza dei sogni" ma, proprio perché civica, è diventata il capitale intellettuale della bottega che si è costituita intorno a questo giornale. La
bottega è "La Cronaca di Mantova" e sorge per il dispositivo artificiale, cioè intellettuale, avviato da questo giornale cinque anni fa. Un
dispositivo aperto e inedito che raccoglie intorno a sé non personaggi in cerca d'autore, ma le più belle intelligenze della città e della sua
provincia. Ma che cosa promuove la nostra assemblea? Il fare e la riuscita. E che cosa la contraddistingue? La decisione e la politica del tempo. A
cosa punta l'assemblea? A concludere ciascuna settimana un prodotto di qualità. Quindi la nostra bottega è caratterizzata dalla pragmatica, dall'arte
della politica, dall’economia, dalla pubblicità e dalla scuola di giornalismo. E ancora: qual è la lingua dell'assemblea? La lingua diplomatica del
rispetto, quella lingua che nulla condivide con il pettegolezzo, con il linciaggio e la calunnia tanto in voga, oggi, in città. Infatti se in
un'assemblea c'è il litigio, c'è conflitto. Non è un’assemblea ma il luogo dei falsi ricordi, del rimuginio, dei pettegolezzi, dell'arrovellamento
dove mai si instaura quel piacere che approda alla scrittura dell'esperienza o, come nel nostro caso, al giornalismo intellettuale. In poche parole:
"La stanza dei sogni" non nasce come una fenice, come un animale fantastico, dalle ceneri dell'assemblea, ma si qualifica come un progetto di
scrittura civile e, quindi, non ideologica, dove si esplorano le arti e i mestieri in cui eccellono i nostri concittadini. Sia giovani che vecchi. E'
per questo che mai una rubrica di questo tipo ha avuto così lunga vita sui nostri quotidiani: un successo clamoroso che qualifica "La stanza dei
sogni" come uno dei contributi più interessanti all'avanzamento civile, culturale e imprenditoriale della nostra collettività. Insomma, questa
rubrica è diventata uno strumento di informazione utile a diffondere tra i nostri lettori le campiture di un progetto che abbiamo chiamato Nuovo
Rinascimento Mantovano. Un progetto che ha come obiettivo la valorizzazione di quel capitale umano, imprenditoriale e intellettuale che è il tratto
distintivo della nostra collettività.
Ma veniamo alle obiezioni avanzate da Adriano Amati al termine sogno. In modo aforismatico possiamo dire che i sogni non si dileguano
all'alba, ma ci si sveglia proprio per sognare. E ad occhi ben aperti. La nostra rubrica ha, quindi, successo proprio perché attinge alla materia di
un sogno pragmatico: un abuso linguistico che costituisce la trama dei racconti di vita dei nostri interlocutori, da cui emerge sia la novella che la
notizia intorno all'avvenire della nostra città. E così il sogno di ciascuno contribuisce ad arricchire quel nuovo progetto di vita e di riuscita
che, con tanti sacrifici, stiamo sottoponendo all'attenzione della comunità mantovana. Un progetto che si fonda sulla continuità di un sogno
condiviso e non sulla frammentazione (questione culturale, Valdaro, affaire Turbogas) che è la causa di quel colossale fallimento politico, sociale e
civile che sta rovinando la città. E noi, com'è noto, non ci siamo mai appassionati ai vari episodi che hanno eccitato l'opinione pubblica e che sono
finalizzati al consenso: a noi preme la causa e ci battiamo affinché la "causa Mantova" diventi una causa di qualità e non la solita, stucchevole
guerra di fazione che, per decenni, ha narcotizzato la nostra bella città trasformandola in quella bella addormentata che, notoriamente, non sogna
mai.
Ma veniamo adesso alla questione politica avanzata dallo scritto di Adriano Amati. Noi sicuramente pubblicheremo un libro che raccoglierà
tutte le istanze intellettuali e i progetti di vita pubblicati ne "La stanza dei sogni" e, fin da oggi, ci mettiamo a disposizione di tutti quei
cittadini che con i loro suggerimenti, i loro racconti e i loro sogni vorranno integrarlo e arricchirlo. Una cosa però è certa: questo libro non
servirà ad orientare i programmi amministrativi della nuova giunta che si costituirà con le elezioni amministrative del prossimo anno, ma il suo
obiettivo sarà quello di scuotere le coscienze affinché i mantovani trovino un loro nuovo e inedito programma di vita. In altri termini: la non
accettazione intellettuale degli arcaismi ideologici e dei gargarismi gnostici che costituiscono la "mentalità" mantovana è, per noi, la condizione
essenziale per mettere in atto quella tanto auspicata rivoluzione culturale che nasce a partire da un sogno, ma che poi si deve strutturare e
concretizzare sulla base di un progetto fortemente condiviso. Un progetto che, in definitiva, è il frutto di una grande visione di sviluppo sociale e
che prevede, tra l'altro, che i mantovani da sudditi si trasformino in cittadini, ovvero in imprenditori di se stessi, in principi industriali. Solo
allora "La stanza dei sogni" potrà diventare quel dispositivo politico che permetterà ai cittadini di interloquire e di lavorare fianco a fianco con
l'amministrazione civica, affinché si realizzi quell'avanzamento civile, culturale e industriale che in tanti nostri interventi abbiamo chiamato
Nuovo Rinascimento Mantovano. |
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