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a cura di Giacomo Bucci ed Enrico Ratti articolo pubblicato in prima pagina sulla Cronaca di Mantova il 2 luglio 2004
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Bisogna fare sistema |
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Oggi, in questa rubrica che ha avuto il piacere di ospitare gli scritti e le riflessioni di alcuni tra i
nostri più illustri concittadini, pubblichiamo l’intervento del commendator Vannozzo Posio, per 30 anni prima funzionario e poi direttore dell’Unione
dei commercianti di Mantova, membro dell’Accademia nazionale Virgiliana, attuale responsabile del periodico culturale La Reggia e presidente della
Società per il Palazzo Ducale di Mantova. Società fondata nel 1902 e, secondo molti esperti, l’associazione di questo tipo più antica d’Italia.
Un’associazione il cui statuto, da oltre 100 anni, ha tra le sue priorità la salvaguardia del Palazzo Ducale, il recupero e il restauro di monumenti
e opere d’arte e la tutela del patrimonio artistico e culturale che ha attinenza con Mantova e il suo territorio. Infatti, negli anni ‘20 e ‘30 del
novecento, non essendoci allora un’organizzazione statale come l’attuale, la Società per il Palazzo Ducale incominciò a recuperare e a restaurare la
Reggia gonzaghesca, che è il secondo complesso edilizio più vasto dopo i Palazzi Vaticani. Oggi la Società si occupa soprattutto di restauri, come
sta accadendo per due importantissimi quadri realizzati tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 che, rispettivamente, raffigurano La Beata Andreasi
e La Venerabile Coppini, ora nel museo del Palazzo.
Dopo questa necessaria premessa noi consideriamo l’intervento di Vannozzo Posio un valido contributo alla scrittura di quel Manifesto delle arti,
delle scienze e dell’industria del Nuovo Rinascimento Mantovano che, da molte settimane, grazie all’ospitalità di questo giornale, stiamo
sottoponendo all’attenzione dei nostri lettori. Un Manifesto la cui redazione si è resa necessaria proprio per porre in rilievo il grande ritardo
delle nostre amministrazioni pubbliche e partitiche rispetto all’avanzamento culturale che da decenni, ormai, caratterizza l’impresa nel lavoro,
nell’arte e nella scienza. Infatti, come ci illustra egregiamente il commendator Posio nel suo intervento, in queste condizioni storiche,
l’amministrazione pubblica, per trovare le ragioni di un nuovo modo di governo, occorre che sia connessa con tutto quello che costituisce l’arte e
l’invenzione, perché senza arte e invenzione tutto si paralizza. Ma adesso lasciamo, senz’altro, la parola a lui.
“Com’è noto, uno dei problemi più gravosi della nostra città è quello di non avere risorse territoriali. Basti pensare che al tempo dei Gonzaga, gli
abitanti di Mantova erano più o meno gli stessi di oggi. Inoltre, fino a pochi decenni fa, i dintorni di Mantova erano proprietà del demanio
militare. Una proprietà che risale al 1708 e che va oltre al 1866, data dell’unione al Regno d’Italia sino a pochi decenni orsono, quando la città
era un importante presidio militare quasi del tutto isolato dalle grandi vie di comunicazione. E questa caratteristica è rimasta immutata fino ad
oggi. Qui da noi, infatti, scarseggiano sia le ferrovie che le autostrade e questa difficoltà di comunicazione, mai veramente affrontata e risolta,
ha portato grandissimi problemi allo sviluppo della città. E così, i nostri giovani per cercare opportunità di studio e di lavoro e per costruirsi
una carriera sono costretti ad andare fuori Mantova, mentre i turisti soggiornano in città un giorno e poi se ne vanno.
Eppure a Mantova le occasioni di sviluppo non sono mai mancate, basti pensare che qui vi fu lo studio di un grande umanista come Vittorino Da Feltre,
ma da quell’istituzione non nacque l’Università. Mantova, poi, è il capoluogo di una ricchissima provincia agricola che aveva il dovere di esprimere
una fiera internazionale dell’agricoltura. Invece questa fiera è stata fatta a Verona, grazie anche alle sue vie di comunicazione. Un’altra grande
occasione di sviluppo fu tra la metá degli anni ’50 ed i primi del ’60, quando al Palazzo della Ragione, l’Unione commercianti organizzava, con
grande successo di pubblico, la “Mostra della Casa Moderna”. Il fine della rassegna era quello di promuovere l’artigianato e il design. Mobilieri ed
altri operatori commerciali presentavano importanti novità in fatto di arredamento, elettrodomestici e quant’altro. Però anche questa esperienza, che
avrebbe potuto fare di Mantova la capitale del design, è tramontata, come del resto altre iniziative, nella più completa indifferenza: e questo puó
essere attribuito allo scarso interesse della cittadinanza dovuto ad un certo provincialismo che perdura nella societá mantovana. Qui da noi,
infatti, la borghesia non si è mai occupata attivamente della vita pubblica, delegando tutto alla classe politica. Una classe politica che, a onor
del vero, ha espresso, oltre ad alcune personalitá a livello parlamentare e ministeriale, un personaggio come Ivanoe Bonomi, piú volte presidente del
consiglio, ma che non si è mai impegnata ad elaborare ed a realizzare un grande progetto di sviluppo e di crescita economica, civile e culturale
della nostra collettività.
A mio avviso, oggi, per rilanciare a livello internazionale l’immagine di una città che è stata una delle culle del Rinascimento è indispensabile che
le varie associazioni culturali facciano sistema. Noi come Società per il Palazzo Ducale abbiamo già iniziato a collaborare con Italia Nostra, con il
Fai e con gli Amici del Te, ma se le istituzioni continuano a rimanere sorde ai nostri appelli non è possibile coordinare gli sforzi e tutto si
paralizza. Infatti per fare sistema è necessario che chi opera nel settore storico, culturale, turistico e gastronomico trovi nell’amministrazione
pubblica l’interlocutore privilegiato per portare a compimento un progetto corale di rilancio della città, delle sue attività economiche e del suo
patrimonio artistico ed ambientale. Orbene, ritengo che l’Apt, oggi, potrebbe essere il coordinatore più
adatto per gestire diverse iniziative, proprio come lo era una volta l’Ente Manifestazioni Mantovane.
Il mio sogno, allora, è che un’equipe composta dagli esperti delle associazioni culturali, politiche e imprenditoriali della città, si metta al
lavoro per fare progetti e per portarli a termine, a tutto vantaggio dello sviluppo futuro di Mantova. Una città che, ancora oggi, ha tutte le carte
in regola per diventare un importante punto di riferimento per il turismo culturale del pianeta. Infatti Mantova, come città d’arte, ha tante cose
conservate egregiamente che meritano di essere conosciute, apprezzate e valorizzate da un pubblico sempre più vasto, attento ed esigente. |
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