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a cura di Giacomo Bucci ed Enrico Ratti articolo pubblicato in prima pagina sulla Cronaca di Mantova il 11 giugno 2004
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Da padre in figlio |
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Dopo la pubblicazione del testo che ci ha spedito la dott.ssa Mariagloria Campi, oggi proponiamo
all’attenzione e alla riflessione dei nostri lettori l’elaborato che ci ha fatto pervenire l’11 maggio l’ingegner Maurizio Zoppi. Ancora una volta
abbiamo, dunque, il piacere di ospitare nella nostra rubrica, di formazione e di informazione, la scrittura dell’esperienza di un professionista
mantovano che, dopo aver progettato e sviluppato computer tecnologicamente avanzati, oggi si occupa di formazione manageriale e imprenditoriale, di
comunicazione aziendale e di relazioni sociali: servizi che hanno come obiettivo la valorizzazione e la crescita del capitale umano e intellettuale
delle aziende e un nuovo modo di rilanciare la cultura d’impresa, soprattutto quando si tratta di recepire e affrontare le innovazioni e le
trasformazioni che il libero mercato e la globalizzazione oggi ci impongono.
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Ho da poco scoperto, con sorpresa ma anche e soprattutto con piacere, leggendo la Cronaca di Mantova, che esiste qualcuno a cui piace sognare, che lo
vuole fare assieme ad altri e che vuole anche “fare qualcosa”.
Questo primo “fare” e’ cominciare almeno a scrivere i propri sogni, per condividerli con altri e per poi concretizzarli.
Per me sognare e’ sempre stato difficile, e non nego che lo sia ancora. Ho una formazione tecnica, partita dall’ Istituto Tecnico a
Mantova e proseguita nella Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna.
Sono ingegnere elettronico ed ho iniziato la mia carriera professionale in Olivetti, ad Ivrea. Nella allora
gloriosa Olivetti, dove, lavorando in team con professionisti italiani e stranieri per circa dieci anni, ho progettato e sviluppato chips, schede
elettroniche e computers.
Ho da sempre sentito forte la spinta per volere stare in relazione con le persone, per poter lavorare con loro nel rispetto delle professionalità e
delle diversità di tutti, per il raggiungimento di obbiettivi comuni.
Probabilmente ad Ivrea si respirava ancora l’aria di rinnovamento che la famiglia Olivetti aveva portato con la sua Azienda, un rinnovamento che si
basava sulla attenzione a tutti i momenti di vita delle famiglie che erano impiegate in azienda.
Era una attenzione fatta, ad esempio, di Biblioteca aziendale aperta a tutti, di Mensa aziendale per i dipendenti ma anche per i loro famigliari, in
particolare per i figli. C’erano inoltre scuole a
tempo prolungato che permettevano ad entrambi i genitori di lavorare e di potersi poi prendersi cura dei figli una volta finito il turno di
lavoro.
Ulteriori opportunità mi hanno poi portato a lavorare un anno in Francia, per poi ritornare in Italia a lavorare in una Società di Trento.
Nel corso degli anni ho usato la esperienza tecnica acquisita per condurre gruppi di lavoro, troppo spesso usando, in modo poco consapevole, la mia
innata capacità di aggregare le persone attorno ad un progetto.
La mia curiosità di conoscere di più l’ Uomo, inteso come Persona, mi ha portato poi ad approfondire la conoscenza di me stesso, in modo da poter
imparare ad usare al meglio a mettere in atto anche delle strategie che potessero rendere efficaci le relazioni, pur partendo da uno spirito di fondo
che resta il motore “naturale”.
Oggi collaboro con lo Studio Leader Trainer Team, e lavoro spalla a spalla con una psicologa, coniugando
aspetti tecnico-organizzativi con quelli comunicazionali-relazionali.
Il nostro lavoro si rivolge a manager ed imprenditori, che devono riuscire ad usare al massimo le loro risorse per ottenere il bene ed il benessere
innanzitutto per loro stessi, che però vuol anche dire benessere per gli altri, per l’azienda e per il tessuto sociale in cui questa opera.
In particolare ci rivolgiamo alle aziende che, essendo per natura piccole, hanno una conduzione di tipo “familiare” e vivono la prosecuzione dell’
azienda di padre in figlio come cosa del tutto naturale, da non dover essere messa in discussione, da non dover essere progettata ed
implementata.
Il modello di famiglia, in particolare qui a Mantova, e’ di tipo fortemente protettivo, a tal punto da non permettere ai figli di “diventare grandi”,
di impedire loro di poter scegliere cosa fare ascoltando le spinte realizzative di ciascuno.
Ecco che allora i figli non seguono un percorso formativo adeguato. Adeguato non all’azienda di famiglia di oggi, ma a quella che potrebbe, direi
dovrebbe essere, l’ azienda di domani.
In azienda poi, i figli sono inseriti senza un percorso progettato ad hoc, finendo così a doversi conquistare un ruolo vero, solo partendo dal fatto
che sono “figli del padrone”.
Questo fa sì che l’azienda resti immobilizzata sul modello del padre, e che il figlio non riesca ad esprimere le proprie capacità imprenditoriali,
sempre ammesso che le abbia, dato che l’azienda la possiamo passare di padre in figlio: le capacità imprenditoriali no.
Dobbiamo insegnare ai giovani ad usarsi al meglio, ad usare le loro spinte istintuali e canalizzarle per il raggiungimento dei loro obbiettivi e dei
loro progetti.
Troppo spesso siamo abituati a negare queste spinte, al fine di realizzare il progetto di qualcun altro, di realizzare il progetto che e’ più della
“famiglia” di origine che non della “singola” persona.
Il mio sogno, che mi piacerebbe potesse diventare un sogno condiviso, e’ quello di riuscire a lavorare con i giovani, nel momento delle loro scelte
fondamentali, soprattutto quelle formative scolastiche e professionali, per far sì che possano scegliere seguendo quella che e’ la loro vera natura,
la loro creatività, la loro imprenditorialità, senza restare ingabbiati in modelli vecchi ma soprattutto statici, non più efficaci in una società che
cambia velocemente e che vede un nuovo futuro basato su relazioni sempre più allargate, tanto di parlare di Reti di Aziende od addirittura di Aziende
Virtuali. Dobbiamo
riuscire a scuotere il modello protettivo della famiglia mantovana, e puntare sulla formazione, sulle nuove tecnologie e sulle nuove conoscenze delle
nostre potenzialità come Uomini, per ottenere un benessere che parte da ciascuno di noi per coinvolgere poi tutti coloro che condividono con noi lo
stesso percorso di vita. |
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