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L’intervento di quindici giorni fa, tenuto
dall’avvocato Sebastiano Tosoni, è stato anche il pretesto per avviare un dibattito intorno al tema dell’eccellenza: un tema cruciale per la crescita
intellettuale e lo sviluppo sociale ed economico della nostra collettività. Inoltre riteniamo di dover collocare questo dibattito tra gli atti della
sezione del nostro Manifesto che riguardano l’Applicazione della teoria al modello mantovano. Una sezione teorica che ha il compito di
approfondire e diffondere, tra i nostri lettori, quello che imprenditori, artisti, teologi, professionisti e giornalisti mantovani ci raccontano
della loro scommessa di vita e di riuscita. E se noi oggi, dopo la lettura e il commento degli scritti prodotti da “La Stanza dei Sogni”, siamo in
grado di enunciare una prima ipotesi di lavoro intorno al tema dell’eccellenza, lo dobbiamo proprio alla disponibilità e alla generosità
intellettuale di questi nostri interlocutori. Per loro, infatti, l’eccellenza è la qualità dell’amore che tende alla perfezione delle cose che si
dicono, si fanno e si producono. In altre parole: dagli scritti pubblicati in questa rubrica emerge che l’eccellenza è la condizione del viaggio,
difficilissimo e faticosissimo, che le cose fanno per divenire qualità, stile e colore. Rilevare questo tratto distintivo, tra i nostri concittadini
“sognatori”, è stata una bellissima sorpresa ma, anche, la conferma della nostra predisposizione a coniugare le arti liberali con le arti meccaniche;
le moderne opere d’ingegno con i valori più autentici e nobili della nostra cultura fondata sull’ospitalità, sulla generosità e sulla tolleranza. E’
innegabile, quindi, che la naturale soluzione a tutti i nostri problemi debba per forza passare attraverso quell’eccellenza che trova le sue origini
nell’amore sincero per le cose che si fanno. Restaurare, però, quell’antica eccellenza di vita che per noi deriva dall’arte e dalla cultura
rinascimentale, non è un compito facile perché oggi, a Mantova, ad avere il sopravvento è l’incultura di quel pensiero unico che si chiama ideologia.
Un pensiero segnato dalla paura di esprimere liberamente le proprie idee, dalla chiusura al libero mercato e da quella lingua dei litiganti che è il
pettegolezzo. Avere il coraggio di trarre il cervello dalla muffa di questa ideologia vuol dire aprire la propria impresa di vita e di professione
alla novità e al cambiamento, ma anche al rischio. Purtroppo, questa predisposizione oggi non è la caratteristica saliente dei mantovani che,
malgrado gli straordinari cambiamenti che stanno avvenendo nel pianeta, continuano a prediligere il conformismo, l’inattività, l’assistenzialismo, la
pigrizia mentale e il vuoto mentale dello showbusiness.
Per raggiungere l’eccellenza delle cose che si fanno è necessario trovare una volontà collettiva che esprima unitariamente una nuova idea di bene
comune fondata sulle nostre tradizioni, sulla nostra storia, ma anche sull’onestà intellettuale, sulle nuove tecnologie e sul rispetto della natura.
Comunicare la necessità di questa rivoluzione culturale a tutte le forze politiche, imprenditoriali e intellettuali mantovane, che dovrebbero
eccellere nel difendere e sviluppare il bene comune, è la nostra priorità. Ma anche il nostro sogno e la missione di questa rubrica. Infatti ciò che
ci preme comunicare è che oggi, a Mantova, il bene comune non continui ad essere la somma di tante istituzioni pubbliche e private che litigano tra
loro per mantenere intatti i loro privilegi acquisiti, ma sia un bene comune capace d’integrare ricerca scientifica, arte, cultura, turismo,
architettura, gastronomia e bellezze naturali in un progetto globale. Un progetto globale dove ciascuno, secondo i propri talenti, dia il suo
contributo allo sviluppo e alla diffusione dell’impresa Mantova, senza per questo rinunciare alla propria identità. Anzi, noi dobbiamo eccellere
proprio nel mantenere integra la nostra identità che, com’è noto, affonda le sue radici nella più autentica cultura contadina. Il nostro sogno,
allora, è quello di sgomberare il campo da tutti quei veti incrociati che condizionano lo sviluppo economico e sociale della collettività, affinché
la classe dirigente esprima, al più presto, una nuova eccellenza di governo capace di integrare tra loro i valori più autentici della nostra
tradizione, con le sfide che la modernità e la globalizzazione oggi ci impongono.
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