La Stanza dei Sogni

  Il Manifesto
  Maestro di Botteg@
  Stanza dei Sogni

 

a cura di Giacomo Bucci ed Enrico Ratti
articolo pubblicato in prima pagina sulla Cronaca di Mantova il 7 maggio 2004

La civiltà dell'accoglienza
 

Oggi, come annunciato nello scorso numero de “La Stanza dei Sogni”, pubblichiamo il seguito dell’intervento di p. Claudio Bratti, teologo e insegnante di Teologia Biblica presso l’Istituto superiore di scienze religiose di San Francesco a Mantova.
“Ciò che caratterizza la moderna società mantovana non è solo la tecnologia, ma anche e soprattutto la presenza e la diffusione sul territorio di etnie contraddistinte da modelli culturali e religiosi differenti dai nostri. Se prima dell’avvento della cosiddetta globalizzazione la società italiana e quella mantovana in particolare erano piuttosto omogenee e si identificavano, dal punto di vista culturale e religioso, nella comune radice greco-romana e cristiana, adesso la situazione è completamente mutata. A Mantova, per esempio, c’è una forte presenza di islamici che hanno una base culturale semitica, diversa alla radice culturale greco-romana. Sul nostro territorio ci sono anche etnie slave composte da ucraini, rumeni, russi e moldavi che hanno una radice greco-romana come la nostra, ma con un approccio intellettuale diverso. E poi ci sono i cinesi che, letteralmente, vengono da un mondo sconosciuto. Questo ricchissimo panorama multietnico è frutto esclusivo delle esigenze avanzate dalla nostra civiltà industriale; esigenze che hanno portato all’inevitabile crescita sul nostro territorio di queste etnie e dunque anche al bisogno di confrontarsi e di interloquire con loro, sia sui valori culturali e religiosi che sui modelli di organizzazione educativa e famigliare.
Tutti questi differenti aspetti culturali e religiosi si attengono, rigorosamente, al principio della convivenza sociale che richiede un confronto di conoscenza e di rispetto. A Mantova, purtroppo, il confronto, che è anche arricchimento dello spirito, manca completamente. E questo succede perché qui da noi è ancora forte il timore di perdere la propria identità o di essere assorbiti da altre culture. Si racconta, a modo di battuta, a Mazara del Vallo (Sicilia): la comunità locale si è talmente integrata con la comunità tunisina che oggi i bambini italiani parlano solo l’arabo.
Ciò che occorre fare, per intraprendere la via di una giusta integrazione, è vivere e condividere i nostri valori culturali e religiosi nel rispetto dell’altro. A Lunetta, per esempio, ci sono ben 36 gruppi etnici portatori di sei religioni diverse, eppure i mantovani davanti a questi cambiamenti epocali si trovano impreparati come lo sono, purtroppo, anche le nostre istituzioni politiche, sociali e religiose. Per ricuperare questo storico ritardo occorrerebbe conoscersi di più tenendo ben presente che alla base dei valori culturali c’è sempre una religione. Infatti per capire le popolazioni medio orientali bisogna conoscere e studiare l’islam, così come per capire i paesi slavi occorre conoscere l’ortodossia; per capire gli usi e i costumi delle popolazioni dell’estremo Oriente bisogna conoscere sia l’induismo che il buddismo. Noi mantovani, invece, dobbiamo almeno conoscere le nostre radici cristiane, i nostri valori e la nostra identità storica se vogliamo veramente arricchirli e integrarli con nuove esperienze culturali e religiose. Purtroppo, oggi, l’integrazione a Mantova rimane una chimera: il mantovano oppone all’integrazione l’indifferenza in materia di ospitalità, perché non ha l’umiltà di mettersi in ascolto e di affermare la propria identità nel rispetto dell’altro. Per evitare futuri conflitti razziali è urgente prendere atto che se prima la società mantovana era composta da un gruppo sociale e religioso compatto e omogeneo, adesso si é trasformata in una società sempre più multietnica, multirazziale e multireligiosa. Continuare a rimanere indifferenti e ostili verso questi cambiamenti è assurdo e anacronistico, anche se le motivazioni possono essere più o meno valide. É innegabile che dopo l’11 settembre 2001 e l’11 marzo 2004 la diffidenza e la chiusura dei mantovani si sia accentuata. Bisogna riconoscerlo: fino a un certo punto è anche motivata.
Il mio sogno, allora, è che questa collettività trovi un nuovo modo di accogliere l’altro. Ma per far questo occorre, anzitutto, che si facciano propri i valori essenziali della nostra cultura e che si conoscano i valori delle altre per integrarli, per quanto possibile, con la propria identità, nel rispetto assoluto delle tradizioni. In questo contesto di approfondimento e di divulgazione culturale e religiosa, il ruolo guida spetta alla Chiesa mantovana che con la sua attività pastorale ha il dovere di educare all’ascolto dell’altro, affinché si realizzi quell’integrazione che è la base e la condizione di tutti i suoi valori, ma anche della sua missione di evangelizzazione.