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E’ con grande soddisfazione che oggi annotiamo
come i principi base che strutturano il nostro Manifesto per un Nuovo Rinascimento Mantovano siano stati ripresi e rilanciati da alcuni imprenditori
mantovani, in occasione del bilancio socio-ambientale 2003 della Banca Agricola Mantovana. E’ infatti innegabile che, affinché ci sia responsabilità
sociale dell’impresa, occorra, anzitutto, onestà intellettuale, rispetto dell’Altro, delle cose e dell’ambiente e miglioramento umano e sociale della
collettività in cui si opera e si vive. Ebbene, in un mondo dove la competizione economica, finanziaria e culturale è ormai planetaria, i tre
principi del nostro Manifesto vogliono essere anche un contributo a quel capitalismo intellettuale, etico e umano che è la base e la condizione della
nuova cultura d’impresa. Una cultura assolutamente innovativa perché strutturata dalla formazione, dal gioco, dall’invenzione e dalle nuove
tecnologie ma, anche, dall’entusiasmo, dalle opere d’ingegno e dall’amore per le cose che si fanno e si producono.
Affinché questa nuova cultura d’impresa giunga a diventare un valore fondante della nostra collettività è necessario che anche gli intellettuali, gli
artisti, gli scienziati e i teologi diano il loro contributo all’articolazione e allo sviluppo di quello che abbiamo chiamato il nuovo modello di
vita culturale, sociale e imprenditoriale della città. E, proprio per cercare di definire con maggior precisione questo nostro progetto, oggi abbiamo
il piacere di ospitare ne “La Stanza dei Sogni” l’intervento di padre Claudio Bratti, teologo e insegnante di Teologia Biblica presso l’istituto
superiore di scienze religiose di San Francesco a Mantova.
“Com’è noto la caratteristica di Mantova è quella di essere una città tranquilla e un po’ chiusa, contrassegnata da un forte benessere, ma anche da
un’identità particolare. Identità che si riscontra sia nel dialetto, che è una sintesi di quello lombardo, veneto ed emiliano, sia nell’architettura
dove c’è un forte predominio del Manierismo legato a Giulio Romano. E il Manierismo è formato da una grande varietà di elementi che hanno trovato la
loro sintesi stilistica e teorica in questo importante movimento artistico. Ebbene, queste due particolarità hanno contribuito a formare l’identità
di Mantova: una città che fin dal tempo in cui era Ducato è sempre stata un luogo di passaggio e di incontro, e questa sua singolare collocazione
geografica l’ha portata ad integrare tra loro elementi di culture diverse e a farne, appunto, una sintesi culturale e artistica.
“Un’altra caratteristica tipica del territorio mantovano è quella di essere sempre stato un importante centro agricolo. Il mondo contadino ha
salvaguardato e protetto i valori legati alla famiglia, intesa come luogo d’incontro, di formazione, di educazione e di trasmissione dei valori umani
e religiosi che stanno alla base della vita umana di ogni giorno. Ma così, purtroppo, non è stato. Infatti basta scorrere quello che dicono le
statistiche sui divorzi: qui da noi sono tanti. Ebbene, se in passato Mantova è riuscita ad inventarsi un dialetto e a diventare culla del Manierismo
occorre che oggi questa comunità, per mantenere integra la propria identità culturale, rielabori e trasmetta alle nuove generazioni un modello di
famiglia legato, soprattutto, ai valori etici e spirituali della civiltà contadina. In breve: se la cultura mantovana è una sintesi di quella miscela
di valori che viene dalle sue tradizioni, tutto quel patrimonio rimosso oggi occorre che ritorni a rivivere nella famiglia. E’ urgente, insomma,
riportare alla luce l’eredità del passato, perché solo così i giovani possono trarre vantaggio dagli insegnamenti degli antichi e da adulti, poi,
affrontare con maggior sicurezza le sfide sempre più complesse cha la modernità impone. In altri termini: i giovani mantovani di oggi, senza
rinunciare alla propria identità e ai propri valori, devono tornare ad essere capaci di fare una sintesi tra il passato e il presente, così come sono
stati capaci di farlo i loro avi.
“Oggi, invece, questa capacità di sintesi culturale è andata perduta. L’adolescente mantovano, infatti, sembra ascoltare solo le sirene della
modernità, senza avere la forza di impostare un dialogo tra le sue tradizioni e le sfide che vengono dalla globalizzazione. E questo è dovuto al
fatto che i genitori, ma anche la Chiesa, sono ormai incapaci di trasmettere lo spirito di sacrificio ai figli. E così i figli, oggi, amano la vita
facile, cercano solo la via più comoda per fare denaro, carriera e successo e si accontentano di una vita superficiale che rimane tale anche
nell’aspetto morale e religioso. E questo è dovuto al fatto che la Chiesa, ormai, non si sforza più di trasmettere tutti quei valori che,
strutturalmente, hanno una radice religiosa. Infatti, l’insegnamento religioso porta sempre a quella formazione spirituale che procede dalle leggi di
Dio e continua con il dovere della coscienza. Purtroppo, negli ultimi decenni, la Chiesa mantovana ha fatto poco per mantenere vivi i valori della
famiglia. Io constato che è stanca di lottare, che si è seduta, perché, forse, vive un momento di grande delusione legato al fatto che la sua lotta
per contrastare l’ateismo e il paganesimo non è stata valorizzata e apprezzata a sufficienza. Ed è per questo che oggi, la Chiesa mantovana, vive un
momento di grande impasse che riflette il concetto della bella addormentata. Ammettiamolo: oggi la bella addormentata è proprio la Chiesa mantovana!
Il mio sogno allora è questo: che la Chiesa sappia recuperare la sua vivacità allo scopo di ritornare ad essere portatrice di tutti quei valori
legati alla fede, allo spirito e alle tradizioni più nobili e belle della nostra civiltà. Io auguro, allora, alla Chiesa mantovana di ritornare ad
essere la prima promotrice di questo rinnovamento dello spirito e di riscoprire la capacità di educare i mantovani alla sintesi, così come sono stati
capaci di fare, nel passato, i nostri avi.
Nota: Padre Claudio Bratti nasce in Guatemala da genitori bellunesi emigrati in quel Paese dopo la seconda guerra mondiale. Conclusi gli studi
commerciali ritorna in Italia per farsi frate. E’ ordinato sacerdote il 29 giugno 1973. Subito dopo parte per Gerusalemme, dove prende la licenza in
Teologia Biblica. Ritornato in America Centrale, per sette anni, svolge opera di apostolato in Guatemala, Salvador, Honduras e Costa Rica. Nel 1983 è
di nuovo in Italia. A Roma prende la licenza in Sacre Scritture presso il Pontificio Istituto Biblico. Quindi si trasferisce a Verona dove insegna
Sacre Scritture all’Istituto Teologico presso il convento di San Bernardino e all’Istituto teologico dei frati Cappuccini di Villafranca. Poi, per
otto anni, insegna all’Istituto Teologico per laici di Kretinga in Lituania.
La
seconda parte dell’intervento di padre Claudio Bratti verrà pubblicato la prossima settimana.
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