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Sorprende constatare come, fin dal suo esordio,
questa rubrica sia riuscita ad ottenere tanta attenzione e consenso da parte della cittadinanza. A nostro avviso questo successo è dovuto soprattutto
alla qualità degli interventi che si sono succeduti nel tempo e che avevano tutti come unico scopo promuovere, articolare e diffondere quel sogno che
abbiamo chiamato Nuovo Rinascimento Mantovano. Fin da subito, infatti, l’accento è stato posto sull’involuzione economica, sociale e culturale che
sta vivendo la nostra città ma, anche, sui progetti e le proposte da adottare per far rinascere Mantova e il suo territorio. Ebbene, tutto questo
capitale di idee e di riflessioni è servito per incominciare a tratteggiare quel nuovo modello di informazione che già nel nostro Manifesto abbiamo
definito formativo. Una formazione delle coscienze che non accusa nessuno per il disastro sociale, culturale, economico e ambientale in cui è
coinvolta la cittadinanza, ma si propone di analizzare un’epoca in cui tutti i mantovani sembrano rassegnati a condividere un modello di vita che si
sta degradando e disgregando sempre più.
Affinché questo risveglio delle coscienze possa trovare ulteriori motivi di riscossa e di dibattito, oggi in questa rubrica pubblichiamo il sogno di
Francesca Porcelli. Un sogno che ci narra come Francesca, da lavoratrice dipendente di un editoriale cittadino che aveva cessato l’attività, sia
riuscita a trovare il coraggio di fondare, insieme ad altre persone, un nuovo giornale e di diventare una delle imprenditrici più in vista della
città.
“Anzitutto io ho scelto di rimanere a Mantova perché qui sono le mie radici, ma anche perché vivere e lavorare in questa città è una scelta d’amore.
E di coraggio. Soprattutto di coraggio, perché a Mantova prosperano e prevalgono solo quelle attività e quelle professioni che politicamente sono
schierate con l’attuale maggioranza di governo. E questo lo dico perché il sistema di potere mantovano non mi ha mai aiutato ma, anzi, è stato uno
dei fattori più importanti che ha contribuito a farmi perdere il posto di lavoro. Fortunatamente, pochissime ma valide persone hanno creduto in me e
oggi i successi della mia impresa io li condivido con loro. Ma andiamo con ordine.
“Tutto ebbe inizio quando l’editoriale cittadina per cui lavoravo come dipendente, dopo mille traversie, decise di chiudere l’attività. E così,
improvvisamente, mi trovai senza lavoro. Com’è immaginabile il dolore e la delusione nel vedermi costretta ad abbandonare la mia professione di
giornalista furono grandissimi. Ma, paradossalmente, questa nuova situazione servì da stimolo per darmi la forza di reagire e fare nuovi progetti.
Avevo perso il posto di lavoro, ma il recupero fu immediato anche perché, insieme ad altre persone, mi accingevo a fondare un nuovo gruppo editoriale
(a cui questa testata appartiene) che oggi, dopo sei anni di attività, mi ha dato grandi soddisfazioni professionali. E così, la mia particolare
individualità, contraddistinta dall’amore per la mia terra, mi ha portato, con la fondazione di questo giornale, a prendermi cura delle sorti della
mia città, ma anche ad affrontare enormi sacrifici con spirito di abnegazione, caparbietà e costanza. Insomma, forte di questa rinnovata fiducia
nelle mie capacità imprenditoriali, nel momento di massima crisi, sono riuscita ad accettare e a vincere una sfida editoriale che poteva anche
concludersi con un fallimento. Infatti, fin dai primi numeri, nessuno in città scommetteva sulle capacità della Cronaca di Mantova di sopravvivere
alle dure leggi del libero mercato. Malgrado questi poco incoraggianti auspici, dopo sei anni di duro lavoro e di enormi sacrifici, questo editoriale
si è dimostrato un progetto vincente. E se questo progetto si è realizzato ciò è dovuto a quella professionalità che avevo acquisito nel mio
precedente lavoro e che si è dimostrata essenziale per far crescere e apprezzare, sia in città che in provincia, la Cronaca di Mantova. E tutto
questo, badate bene, io l’ho realizzato a Mantova: una città notoriamente chiusa alle novità e che non consente lo sviluppo del libero mercato, delle
professioni, delle arti e dei mestieri. Una chiusura che ha finito col favorire tutti quei monopoli che condizionano l’innovazione economica e la
crescita culturale della nostra città. E, in definitiva, è proprio a causa di questo stato di cose se la maggior parte dei nostri giovani, alla
libera professione preferisce il posto fisso precludendosi, così, tutti quei cambiamenti e quelle esperienze lavorative che sono la base e la
condizione dell’eccellenza professionale. Io credo che per modificare questo stato di cose occorra acquisire la consapevolezza che oggi il mondo del
lavoro è cambiato radicalmente e con esso la mitologia del posto fisso. Infatti se il nostro passato economico viveva di assistenzialismo e di
sfruttamento dell’individuo, il futuro che ci aspetta è quello dove ciascuno, con la sua impresa, dovrà vedersela con un mondo del lavoro sempre più
globalizzato e tecnologizzato. Respingere e rifiutare questi cambiamenti vuol dire condannare la nostra città a regredire sia sul piano sociale, che
su quello economico, finanziario e culturale. L’appello che mi sento di rivolgere ai mantovani in cerca di lavoro allora è questo: abbiate il
coraggio di cambiare e di rinnovarvi professionalmente, perché l’illusione del posto fisso è destinata a scomparire.
“Ebbene, per capire quanto questa trasformazione sia in atto, basta avvicinarsi a quella vera e propria rivoluzione culturale che è avvenuta nel
commercio. Nei negozi, per esempio, i dipendenti o i commessi oltre ad avere uno stipendio base hanno anche delle provvigioni sul venduto.
Provvigioni che sono, anzitutto, un incentivo allo sviluppo dell’attività. Il dipendente in questo modo guadagna di più e, senza fare gli
straordinari, compete efficacemente con lo strapotere degli Ipermercati e degli Outlet.
“Il mio auspicio per Mantova allora è questo: spero che un giorno i mantovani siano governati da uomini giusti e saggi che amino davvero questa
splendida città. Ma non basta. Infatti occorre che anche i mantovani riscoprano il vero e autentico amore per Mantova. Io credo, anzi ne sono certa,
che da questo comune sentire, da questa ritrovata alleanza tra governanti e governati possa nascere quella classe dirigente che affronti, anzitutto,
le nuove sfide che ci impone la modernità e, poi, che sappia far emergere e sappia potenziare le nostre migliori risorse intellettuali e
professionali.
“Il mio sogno, invece, è questo: vorrei svegliarmi ogni giorno con la consapevolezza che tutto quello che farò durante il giorno avrà un senso e
servirà da insegnamento per me e per tutta la collettività in cui vivo. Ebbene io mi auguro, allora, che i mantovani ogni mattina si chiedano se
effettivamente quello che andranno a fare nel corso della giornata avrà un senso e se servirà a trasmettere tutti quegli insegnamenti che vengono sia
dall’esperienza di vita che dai progetti realizzati.
“Ancora una cosa: ringrazio di cuore i curatori di questa rubrica perché mi hanno dato la possibilità di esprimere liberamente le mie idee in uno
spazio che, nel panorama editoriale mantovano, si va configurando sempre più come portatore di idee rivoluzionarie, di stimoli intelligenti e di
nuove elaborazioni teoriche.
Nota:
Francesca Porcelli si è laureata in lettere con indirizzo musicale all’Università di Bologna. Inoltre è diplomata in lingue e al Conservatorio di
Mantova. Attualmente è giornalista e imprenditrice nei settori del commercio e dell’editoria.
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