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Questa rubrica nasce
dall’esigenza di diffondere e dare seguito agli atti di quell’Assemblea Civica che é la base e la condizione di quel sogno che nel nostro Manifesto
abbiamo chiamato Nuovo Rinascimento Mantovano. Un nuovissimo dispositivo di direzione e di governo intellettuale dell’impresa, dell’arte e della
cultura che ruota attorno a tre questioni capitali: la questione teorica, l’applicazione della questione teorica al modello mantovano e il dibattito
intorno ai temi salienti che riguardano il futuro sviluppo di Mantova e del suo territorio.
E’ dunque con estrema soddisfazione che oggi constatiamo, anche grazie all’interesse che sta suscitando nella cittadinanza “La Stanza dei Sogni”,
quanto l’avvento di un Nuovo Rinascimento sia la condizione necessaria per rilanciare una città e un territorio che da troppo tempo stanno vivendo
una triste involuzione e un pericoloso degrado ambientale. In questo contesto, gli interventi della studentessa Eleonora Scacchetti e di Werther
Gorni, sono stati un contributo davvero interessante per iniziare ad intraprendere, con onestà intellettuale, una lettura assolutamente rigorosa e
seria dei motivi che condizionano Mantova e il suo territorio.
A questo primo drappello di sognatori oggi, con il suo intervento, si aggiunge Daniele Allegretti, ingegnere informatico, mantovano da generazioni e
amministratore delegato di un’importante società informatica di Milano. Daniele Allegretti è anche presidente de “La Spiaggetta”, centro sportivo e
ricreativo situato sulle rive del Lago Superiore. “La mia scelta di rimanere a Mantova è il frutto del mio percorso lavorativo. Dopo
l’Università avevo la possibilità di andare a lavorare in altre città, però decisi di trovare i miei spazi professionali nella realtà mantovana. Qui,
infatti, c’è la mia famiglia, le mie tradizioni e la qualità della vita è eccellente. Ma quello che più mi ha convinto a rimanere a Mantova è stata
la volontà di migliorare, con i miei interventi, la vivibilità del nostro territorio. Ebbene fin da quando avevo 25 anni, ora ne ho 44, ho deciso di
stabilire la mia base operativa e lavorativa a Mantova, ma ho dovuto affrontare e risolvere due questioni: una legata al mondo del lavoro l’altra,
invece, al contesto culturale e sociale in cui sono nato e cresciuto. Mi spiego meglio. Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo, dopo un primo
periodo di grande entusiasmo, mi sono trovato costretto ad abbandonare l’azienda informatica mantovana per la quale lavoravo. Ero rimasto deluso
dalla sua incapacità di rinnovarsi. Quindi, ormai consapevole dei limiti lavorativi della realtà mantovana ho cercato altre occasioni di
collaborazione. E, rinnovandomi, le ho trovate. Oggi opero pur sempre a Mantova, ma il mio lavoro di informatico, grazie all’azienda tecnologicamente
all’avanguardia che dirigo, si espande anche in ambito nazionale e internazionale. E così, facendo questa scelta di rinnovamento, ho trovato anche la
mia fortuna. Ebbene oggi posso dire che lo specifico di questa mia attività, il suo valore aggiunto, può essere assunto come modello per guidare la
crescita mantovana, perché l’utilizzo di nuove forme di sapere, applicate alle nuove tecnologie, consentono alle persone di lavorare da casa e di
essere simultaneamente in contatto con tutto il mondo.
“L’altro aspetto del mio percorso di vita è legato al fatto che il mio impegno sociale e culturale è confluito, tra le altre cose, all’interno di
un’attività come “La Spiaggetta” che è a tutti gli effetti un luogo di ricreazione; un luogo dove le famiglie possono passare un po’ di tempo in
perfetta armonia con la natura. Questa nuova attività mi ha consentito di apprezzare un aspetto di Mantova che non conoscevo: la riserva naturale del
Parco del Mincio. Ebbene é proprio a partire da questa scoperta che ho deciso di far crescere il mio impegno nel sociale. Le maggiori delusioni,
però, mi sono venute dalla politica. Infatti, nella mia esperienza di dirigente de “La Spiaggetta” mi è capitato spesso di interagire con
l’amministrazione civica e mi sono accorto che questa è una realtà con cui si fa fatica a dialogare. Questo dipende in buona parte dal fatto che tra
le nostre istituzioni cittadine regnano ancora sovrani i “veti incrociati”: veri e propri ostacoli ideologici che si frappongono alla progettualità
individuale e sociale. Ebbene questo sottobosco culturale e politico, legato agli interessi di parte piuttosto che ad una visione di progetto
complessivo, è il vero male che condiziona lo sviluppo della nostra città. In estrema sintesi: a causa dei “veti incrociati” si è perpetuato un
immobilismo politico e sociale che ha bloccato il progetto di crescita sociale e civile della nostra collettività. Un blocco che, poi, ha finito col
favorire poteri politici ed economici esterni a Mantova. E così, la maggior parte degli enti che operano a Mantova (porti e ferrovie, per esempio)
sono sotto la competenza di altre città. Insomma i “veti incrociati” hanno creato vuoti di potere che sono andati a tutto vantaggio delle realtà
limitrofe alla nostra. Ebbene se noi mantovani non sapremo procurarci da soli i nostri progetti lo faranno altri imprenditori da fuori perché la
“natura” tende sempre a ricopre gli spazi lasciati vuoti. E così i mantovani perderanno sempre più il controllo del loro territorio, della loro
politica e di loro stessi. Comunque l’idea che Mantova sia una città in svendita ha fatto proseliti, perché qui da noi nulla è mai stato deciso.
Così, però, non si può più andare avanti: i mantovani hanno tutto il diritto di mantenere la propria identità e di non essere colonizzati da
nessuno.
Oggi,
allora, il mio sogno per la Mantova del futuro è che questa città riesca a trovare il suo punto di equilibrio connettendo una realtà ambientale e
storica di altissimo valore con modelli di sviluppo legati alle nuove tecnologie. Insomma come sono riuscito a fare io con il mio progetto di vita.
Oggi a livello personale sono felice perché sono riuscito a rimanere ancorato alle mie radici, ma anche perché mi sono inventato un lavoro che
simultaneamente mi permette di essere connesso a tutto il mondo. Io sono riuscito nella mia impresa perché sono stato capace di rinnovarmi, ma per
rinnovarsi occorre avere una grande forza di volontà che anche Mantova ha il dovere di trovare. I mantovani hanno ottenuto il benessere, però devono
essere anche consapevoli che se questo benessere non si rinnova prima o poi finisce, e a farne le spese saranno le prossime generazioni. L’augurio
che mi sento di rivolgere a me e ai miei concittadini allora è questo: troviamo insieme il coraggio di rinnovarci per consegnare ai nostri figli
quella meravigliosa eredità culturale che abbiamo ereditato.
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