|
|
a cura di Giacomo Bucci ed Enrico Ratti articolo pubblicato in prima pagina sulla Cronaca di Mantova il 2 aprile 2004
|
|
|
Dalla Consulta giovanile all'Assemblea civica |
|
E così, dopo solo quattro puntate questa nuova rubrica ha fatto
centro. E lo ha fatto sia tra tutti quei lettori che lodano i nostri sforzi per promuovere quel sogno che abbiamo chiamato “Nuovo Rinascimento
Mantovano”, sia tra quelli che con le loro critiche, a volte aspre, ci spingono ad approfondire e ad articolare con maggior rigore il nostro impegno
nel formare la coscienza civica dei mantovani.
Entrambi i casi dimostrano, comunque, come un’iniziativa editoriale di qualità sia un’esigenza vitale per tutti quei lettori in cerca di occasioni di
riflessione e di dibattito che nulla abbiano da spartire con le consuete critiche o pettegolezzi.
Ci è sembrato doveroso, a questo punto, coinvolgere il direttore di questo giornale chiedendogli di svelarci il suo sogno per la città di Mantova. Di
seguito diamo evidenza, quindi, della conversazione intercorsa con Werther Gorni che ha riconosciuto come questa rubrica di “formazione
dell’informazione” si impegni a dare una lettura inedita del nostro tempo. Una lettura che vuole essere base teorica e culturale assolutamente
indispensabile all’impresa, all’arte e alla cultura di tutti quei mantovani che con le loro opere d’ingegno si stanno battendo per far crescere e
prosperare una città e un territorio che, in questi ultimi anni, stanno vivendo un malinconico periodo di declino.
“La Stanza dei Sogni, nello spirito del “Manifesto” dei suoi curatori – ci spiega Werther Gorni - è un momento di confronto culturale e
politico, proprio come lo è stata la Consulta Giovanile da me fondata, con altri studenti, nel settembre del 1969. Come ricorderete gli anni ’60 sono
stati caratterizzati da due eventi capitali: il boom economico e il disagio giovanile sfociato nella contestazione studentesca e operaia del maggio
1968. Ma quegli anni sono stati anche gli anni segnati dalle parabole di Giovanni XXIII, di Martin
Luther King e di John Fitzgerald Kennedy; dal “Che” Guevara, dai Beatles, dal rock, dalla minigonna e dagli hippy. In questo contesto assolutamente
rivoluzionario, sia per i costumi che per la cultura, Mantova era una città che viveva questi cambiamenti epocali interessandosi, quasi
esclusivamente, della conquista del “benessere” economico. I suoi giovani, però, erano insoddisfatti perché non avevano occasioni di crescita
intellettuale e di sbocchi lavorativi di qualità. Occorreva allora fare qualcosa. Forti di questa consapevolezza io e altri quattro studenti fondammo
la Consulta Giovanile: un contenitore culturale e di ascolto che aveva un forte carattere formativo. La Consulta Giovanile era, a tutti gli effetti,
un dispositivo di accoglienza e di confronto che voleva fornire agli studenti tutti quegli strumenti culturali e intellettuali che occorrevano per
affrontare e risolvere problemi legati al percorso scolastico, al tempo libero, allo sport e all’accesso al mondo del lavoro. Insomma la Consulta
Giovanile era anzitutto un modo di ragionare libero, aperto e anticonformista, ma anche un’occasione per distinguersi da un Movimento Studentesco che
contestava solo la scuola. Lo scopo della Consulta Giovanile era dunque quello di interloquire con tutti quei giovani di buona volontà che avevano
intenzione di qualificare il loro percorso di vita o di sognare qualcosa di importante per la città.
“E così il nostro gruppo - prosegue Werther Gorni - nel volgere di un anno, gettò le basi per instaurare dibattiti intorno all’attualità, ma anche
intorno al percorso di studi e alla carriera scolastica di ciascun nostro interlocutore. Allora, infatti, la scuola era una grande palestra di vita e
di crescita intellettuale perché tutte le informazioni, le iniziative e le novità venivano elaborate e prodotte proprio lì. Forti di questa nostra
esperienza, ci presentammo all’Assessore alla cultura per chiedere uno spazio dove poterci riunire, ma anche finanziamenti per far crescere e
prosperare la nostra impresa che, nel frattempo, aveva acquisito consensi tra tutti i rappresentanti delle scuole superiori cittadine e stava
diventando la base e la condizione per la nascita del polo universitario mantovano. Poi, improvvisamente, questo dispositivo culturale si arenò per
la sordità dei nostri interlocutori istituzionali, ma anche perché alcuni leader della Consulta erano andati via da Mantova, sia per ragioni di
studio che per lavoro. Io, invece, ho cercato di mantenere lo spirito ideale della Consulta Giovanile andando a lavorare alla Gazzetta di Mantova
dove, in quel tempo, era davvero possibile contestare e denunciare all’opinione pubblica quello che in città non funzionava. Nel frattempo, durante
tutti gli anni ’70, Mantova fu abbandonata a se stessa: le mostre d’arte erano assai rare, gli avvenimenti culturali inesistenti e la valorizzazione
del lavoro e della vita sociale dei giovani mantovani assolutamente infima. Ciò che contava era raggiungere il “benessere” economico a tutti i costi,
anche a costo di mettere in serio pericolo la salute della cittadinanza che veniva esposta, senza tanti riguardi, ai rischi dell’industrializzazione
selvaggia e dell’inquinamento ambientale. E’ proprio in quegli anni che i giovani incominciano ad abbandonare Mantova per dirigersi verso altre
città, più aperte, ricche di Università e attente alla conservazione dell’ambiente. Alla luce di questi avvenimenti, anche drammatici, noi oggi
possiamo dire che se il Comune in quegli anni avesse finanziato la Consulta Giovanile, Mantova avrebbe l’Università con la facoltà di Agricoltura e,
forse, un ambiente più pulito. Purtroppo, in quel tempo, mancavano interlocutori intelligenti come lo fu, per esempio, Eugenio Dugoni: un sindaco che
si distinse per sensibilità e per intelligenza, ma anche per aver costruito la prima piscina olimpionica dando, così, un contributo essenziale allo
sviluppo dello sport mantovano. Ma, forse proprio negli anni ’70, le istituzioni incominciarono ad allontanarsi dai cittadini per dare inizio a
quella disastrosa lottizzazione economico-politica che è alla base del triste declino della nostra città. Una città che in meno di 35 anni è passata
da 66 mila abitanti a circa 48 mila. E questo disastro è avvenuto, appunto, perché è mancato quel passaggio generazionale che ha sempre contribuito
al rinnovamento di ogni collettività. “Il mio sogno - conclude Werther Gorni - allora è questo: affinché i giovani tornino ad amare
Mantova occorre cambiare quella “mentalità contadina” che ha sempre visto il lavoro come l’unico mezzo per raggiungere il “benessere”. Una mentalità
che, evidentemente, ha portato a trascurare e a delegare ad altri la riflessione, la formazione e il governo della cosa pubblica. E così alcuni ne
hanno approfittato per occupare i posti che contano e per costituire quell’oligarchia politico-economica che condiziona Mantova, la salute dei suoi
cittadini, il suo sviluppo civile e culturale e il suo territorio. Se negli anni ’70 e ‘80 ciò che bisognava raggiungere a tutti i costi era il
“benessere” economico, oggi a fronte della crisi economica e spirituale che stiamo vivendo, ciò che occorre recuperare sono quei valori etici utili
per aiutare i giovani ad inserirsi nel mondo universitario e in quello del lavoro. Ebbene, per cambiare la mentalità che condiziona la nostra città e
per riavvicinare i cittadini alle istituzioni, la formula giusta può essere quella di un’Assemblea Civica assolutamente aperta a tutti e non
condizionata da discriminanti ideologiche. I mantovani giovani e vecchi hanno il diritto di dibattere e di decidere il loro futuro, ed è per questo
che il nostro giornale è a disposizione di tutte quelle persone che vogliono fare l’interesse della nostra collettività. Mi auguro che l’Assemblea
Civica proponga, oggi, una strada percorribile per migliorare concretamente le cose, proprio come iniziò a farlo, tanti anni fa, la Consulta
Giovanile.
Nota:
il Dr. Werther Gorni è stato capo servizio della Gazzetta di Mantova e direttore e fondatore della Voce di Mantova. Inoltre si è candidato sindaco
nelle elezioni comunali del 2000. Attualmente dirige la Cronaca di Mantova e il mensile “A tavola”. |
|
|